La Salustia, libretto, Napoli, 1731

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo magnifico avanti al Campidoglio con trono, carro trionfale preceduto da bellici stromenti militari, dove assisi staranno ALESSANDRO, SALUSTIA, MARZIANO e CLAUDIO. Popolo spettatore
 
 CORO
 
    Viva viva il nostro Augusto,
 viva il Cesare di Roma. (Vanno a sedere sul trono Alessandro e Salustia; a piè del quale Marziano e Claudio)
 
 MARZIANO
 Il giorno fortunato, in cui l'impero
 con gli applausi di Roma il ciel ti diede,
5ecco, fausto ritorna:
 piaccia agli dei, serbarci un sì gran bene,
 e serbarcelo eterno.
 ALESSANDRO
 Ne' vostri voti il vostro amor discerno.
 Salustia!
 SALUSTIA
                    Amato sposo,
10quanto a le glorie tue giubila il core.
 ALESSANDRO
 Tu de le glorie mie sei la maggiore.
 Romani, il sangue illustre, i fregi eccelsi,
 l'amor mio, la sua fé, l'augusta figlia
 Marziano fan degno,
15che 'l vostro imperador gli dia l'impero
 su l'armi nostre.
 MARZIANO
                                 A me signore?
 SALUSTIA
                                                              Al padre!
 ALESSANDRO
 Ti accosta.
 MARZIANO
                      Ossequioso (S’inginocchia a piè del trono, e bacia la mano ad Alessandro)
 bacio la man che regge
 il grand'orbe terreno.
 ALESSANDRO
20Al militar comando (Gli dà il bastone in segno del grado conferitogli)
 ti scelgo o prode: il campo
 te duce, al nuovo giorno
 contra 'l Parto feroce,
 spieghi l'aquile altere.
 MARZIANO
25Saprò con lauri augusti
 intrecciar sul tuo crin palme guerriere.
 CLAUDIO
 Nunzio del re de' Parti or giunse al Tebro
 e chiede espor...
 ALESSANDRO
                                 S'ascolti.
 Ma la madre a me vien.
 CLAUDIO
                                              L'incontri il figlio.
 SALUSTIA
30(Par che sdegnata sia).
 MARZIANO
                                            (Turbato ha il ciglio).
 
 SCENA II
 
 GIULIA e sudetti
 
 GIULIA
 De la publica gioia
 venga anche Giulia a parte.
 ALESSANDRO
                                                    Oh madre, il trono... (In atto di scender dal trono)
 GIULIA
 No no l'empie a bastanza
 l'inclita sposa: a te la diedi, e godo,
35ch'un suo sguardo mi onori,
 dall'altezza sublime ov'io la posi.
 SALUSTIA
 (Simulato parlar).
 MARZIANO
                                    (Sensi dubbiosi).
 GIULIA
 Io tra la bassa plebe,
 qual femina volgar confusa e mista
40udirò con piacere i vostri applausi,
 e sarà il vostro amore il mio diletto.
 SALUSTIA
 (Intempestivo amor).
 MARZIANO
                                           (Mentito affetto).
 GIULIA
 Voi senza me risponderete al Parto,
 voi senza me darete
45all'Ausonia, alla terra,
 il destin de la pace e della guerra.
 ALESSANDRO
 Marziano, del Parto (Alessandro e Salustia discendono dal trono)
 vanne i sensi ad udire.
 MARZIANO
                                            Il regio cenno
 eseguirò. Salustia, ti sovvenga
50che quegli, ove ascendesti eccelso trono,
 della gran madre d'Alessandro è un dono.
 GIULIA
 (Presto ne scenderà).
 MARZIANO
                                          (Finger conviene).
 SALUSTIA
 Umile e rispettosa
 i suoi voleri adoro e i cenni suoi.
 MARZIANO
55Così mi piace; così dir ti puoi
 parte del sangue mio; così richiede
 quella, che dalla cuna
 sempre meco serbai candida fede
 a pro d'Augusto, e che costante ognora
60giuro portar sino a la tomba ancora.
 
    Al real piede ognora
 protesta ossequio e fede:
 l'alta pietade adora
 che serto al crin ti diede;
65(ma temi il suo furor).
 
    Del tenero suo core
 godi il sublime onore
 (ma non fidarti ancor).
 
 SCENA III
 
 SALUSTIA, GIULIA ed ALESSANDRO
 
 ALESSANDRO
 Inclita madre, i teneri tuoi sensi
70m'empiono di piacer: ma nel tuo volto
 un certo non so che vi miro impresso
 che turba la mia mente.
 GIULIA
 Tutto saprai, ma non è tempo adesso.
 SALUSTIA
 Se l'esser io presente
75trattiene, Augusta, in sul tuo labro i detti,
 ch'io da qui volga altrove il piè, permetti.
 GIULIA
 Questo sol manca, che sul labbro a Giulia
 tu fermassi gli accenti. (Sdegnata senza mirarla)
 SALUSTIA
 L'ascolti? Ah tu che sai
80tutto il mio cor, tu dimmi in che mancai?
 ALESSANDRO
 Madre, tal cangiamento
 da me mal si comprende.
 GIULIA
 Lo saprai con tua pena: ella m'intende.
 ALESSANDRO
 (Con mia pena?) (S’insospettisce)
 SALUSTIA
                                   (Io l'intendo?)
85Come? in più chiari sensi... (A Giulia)
 GIULIA
 Taci.
 SALUSTIA
             Deh amato sposo, (Smarrita)
 tu fa' che chiara sia
 o la mia colpa o l'innocenza mia.
 ALESSANDRO
 Della madre lo sdegno
90mi turba, mi confonde.
 SALUSTIA
 Come? così risponde
 Alessandro a Salustia? in dubbio sei
 forse, cor mio, de' dolci affetti miei?
 Parla! Né men d'un guardo
95mi degni più? Regina!... (Altrove il ciglio
 ella pur volge?) Oddio,
 m'odia la madre, ed è turbato il figlio?
 
    Tu volgi altrove il ciglio; (A Giulia)
 tu fissi al suolo i rai; (Ad Alessandro)
100deh in che t'offesi mai? (A Giulia)
 Deh quale è 'l fallo mio? (Ad Alessandro)
 Sposo! Regina! Oddio,
 ditelo per pietà.
 
    Ah, se t'offesi il figlio; (A Giulia)
105ah, se la madre offesi, (Ad Alessandro)
 qui un fulmine palesi
 o l'altrui falsa accusa
 o la mia fedeltà.
 
 SCENA IV
 
 GIULIA, ALESSANDRO, poi CLAUDIO
 
 ALESSANDRO
 Io non saprei qual mai...
 GIULIA
                                               Figlio t'accheta:
110in altro tempo, a miglior luogo i miei
 giusti voti udirai.
 ALESSANDRO
 Ma intanto se ti piace...
 CLAUDIO
 Signor, del Parto audace
 già Marziano i voti udì. S'attende
115dal tuo cenno real l'alta risposta.
 ALESSANDRO
 Vengo. Vado l'araldo
 del nemico a spedir.
 GIULIA
                                        T'assista il cielo.
 ALESSANDRO
 Mi scorre per le vene un freddo gelo.
 
    A un lampo di timore
120l'innamorato core
 mi palpita nel sen.
 
    E già confusa l'alma
 della sua dolce calma
 non scorge il bel seren.
 
 SCENA V
 
 GIULIA sola
 
 GIULIA
125Giulia più non son io, non sono Augusta,
 s'oggi dal crine altero
 a Salustia non svelgo
 il diadema reale, e lo calpesto.
 Oggi vedrai, superba,
130vedrai se domerò la tua follia,
 e s'avrà più possanza
 o l'amor d'Alessandro o l'ira mia.
 
    De la superba in seno
 franger saprò l'orgoglio:
135farò, che in un baleno
 perda lo sposo e il soglio
 quel baldanzoso cor.
 
    Goda così quest'alma
 la calma sua primiera;
140e torni quell'altera,
 torni a temermi ancor.
 
 SCENA VI
 
 Gabinetto Imperiale.
 
 CLAUDIO ed ALBINA
 
 CLAUDIO
 Tu Albina? Eh non è ver.
 ALBINA
                                                Beltà che amasti
 così presto obliasti?
 CLAUDIO
 D'Albina le sembianze
145vivono nel mio cor, ma tu non l'hai.
 ALBINA
 Mira attento il mio volto,
 che se non l'ha trasfigurato il duolo,
 l'orme ancor ci vedrai de' tuoi sospiri.
 CLAUDIO
 Altre chiome, altre luci avea la bella.
150Altro aspetto, altre grazie, eh non sei quella.
 ALBINA
 Quella non son, t'intendo,
 incostante, spergiuro,
 altra fiamma hai nel petto.
 CLAUDIO
 T'inganni: Albina sol fu 'l mio diletto.
 ALBINA
155Perché dunque sprezzar chi sì ti piacque?
 CLAUDIO
 Chi vuol gloria acquistar scuota d'amore
 il tirannico giogo. Io gloria cerco.
 ALBINA
 E ti par gloria, iniquo,
 mancar di fé, di semplici donzelle
160sedur gli affetti, e poi schernirli? questi
 son del Tebro gli eroi?
 son queste le tue glorie e i fasti tuoi?
 CLAUDIO
 
    D'amor la saetta
 già svelsi dal core,
165né più si soggetta
 al nume d'amore
 mio spirto guerrier.
 
    Portò il tuo bel volto
 di me la vittoria:
170or son già disciolto
 e solo di gloria
 si nutre il pensier.
 
 SCENA VII
 
 ALBINA e poi SALUSTIA
 
 ALBINA
 Così l'empio mi lascia? e così deggio
 mirar gl'affronti miei?
175Ma qui Salustia: a lei
 ch'io ricorra conviene.
 O dell'alta tua sorte
 ben degna sposa: ecco al tuo piè s'inchina...
 SALUSTIA
 Qual sembiante! qual voce!
 ALBINA
180La sventurata, a te ben nota Albina.
 SALUSTIA
 Albina amica, e quando in Roma? e come
 sotto ammanto viril?
 ALBINA
                                         T'apro il mio core:
 in quell'etade in cui sovente amore
 le giovanette troppo incaute inganna,
185vidi Claudio, e l'amai.
 SALUSTIA
                                           Claudio m'è noto
 tra' cesarei ministri.
 ALBINA
 Ei pur m'amò; fede giurommi; il padre
 della Sicilia eletto
 fu proconsole. Intanto a me convenne
190seguitarlo; colà dal genitore
 mi fu scelto altro sposo; all'imeneo
 non trovando altro scampo,
 lo cercai colla fuga; al Tebro giungo,
 e Claudio trovo, ma infedel; prostesa
195cerco d'Augusta al piè la mia difesa.
 SALUSTIA
 D'altra ei s'accese?
 ALBINA
                                     Il niega, e sol mi dice
 che di non so qual gloria
 gl'infiamma il cor più nobile desio.
 SALUSTIA
 Spera, ch'il favor mio
200t'assisterà; fra lacci
 tornerà prigionier; facile acquisto
 sarà quel cor disciolto
 a la pura tua fede, al tuo bel volto.
 ALBINA
 
    Soleva il traditore
205dirmi: «Bell'idol mio,
 se mai più cangio amore
 m'incenerisca il ciel».
 
    Poi credo ch'altro oggetto
 gli accese il cor nel petto,
210e pose me in oblio
 quell'anima infedel.
 
 SCENA VIII
 
 SALUSTIA, ALESSANDRO, indi GIULIA
 
 SALUSTIA
 Potremo amato sposo
 or liberi parlar. Se Giulia...
 ALESSANDRO
                                                    Taci,
 ch'ella a me vien.
 SALUSTIA
                                   D'accorgimento o caro
215armar ti dei.
 ALESSANDRO
                           Ma come te presente...
 SALUSTIA
 Io qui in disparte,
 se ti piace, di lei
 udirò la gran mente. (Si pone in disparte)
 ALESSANDRO
 Sì vanne pur: voi m'assistete o dei
220protettori del giusto.
 GIULIA
 Da un benefico Augusto,
 e da un figlio amoroso,
 anche tenera madre
 può sperar grazie, ed implorar mercede.
 ALESSANDRO
225La madre le comanda, e non le chiede.
 SALUSTIA
 (Sospettosa umiltade).
 GIULIA
 In questo foglio espressi
 i sensi del mio core.
 ALESSANDRO
 Saran giusti se tuoi,
230e se tuoi, sempre cari...
 Vado a segnarlo. (Va a sedere al tavolino per sottoscrivere il foglio)
 SALUSTIA
                                  Ah che mai far tu vuoi?
 Pria lo leggi... (Piano ad Alessandro)
 GIULIA
                             Già diede
 il colpo al segno...
 ALESSANDRO
                                   Oddio!
 GIULIA
 Figlio... ma tu sospeso
235ancor nol segni? Questa
 tua dubbiezza m'offende. Ah più non voglio
 grazie, ingrato, da te, rendimi il foglio.
 ALESSANDRO
 No madre... io...
 GIULIA
                                Non più. Già veggo espresso
 il poco amor...
 SALUSTIA
                             (Che pena!) (Ad Alessandro)
 ALESSANDRO
                                                      Il segno adesso. (Siede)
 SALUSTIA
240Ferma o sposo la man... (Fra di loro)
 ALESSANDRO
                                               Che far poss'io?
 SALUSTIA
 Quest'è un inganno...
 ALESSANDRO
                                          Il foglio
 ecco segnai.
 SALUSTIA
                         (Son morta).
 GIULIA
 Figlio, con questo nome (Prendendo il foglio)
 comincio a rammentarti
245ciò che mi devi. Cesare, anche questo
 titolo è mio favor. Tal non saresti,
 s'io non era tua madre:
 Eliogabalo, il mostro
 coronato di Roma
250Cesare ti creò, perché mio figlio:
 non basta. Io dall'insidie
 del tiranno crudel sai quante volte
 ti preservai; cadde il crudel; tu regni,
 quest'è pur opra mia, s'ama il tuo nome,
255il tuo impero s'esalta, e tutto, o figlio,
 fu di Giulia finor legge e consiglio.
 ALESSANDRO
 Il più tacesti o madre:
 fra' benefici tuoi la cara sposa...
 GIULIA
 Io te la diedi, il so: ma sol la diedi
260al marital tuo letto,
 non al regio mio trono, e lei mi piacque
 tua consorte veder, non mia sovrana,
 tutto, tutto si regge
 co' voti della moglie,
265il monarca e l'impero: ah figlio, figlio,
 se vuoi solo regnar, regna; io ne godo,
 ma che un'altra m'usurpi il grado mio
 nol soffrirò...
 SALUSTIA
                           (Parlar potessi oddio!)
 ALESSANDRO
 Eccelsa genitrice, invan tu accendi
270contro Salustia il tuo...
 GIULIA
                                           No no, Alessandro,
 io vo' l'empia punita:
 dal talamo, e dal soglio,
 vada lungi colei,
 che ti sedusse...
 SALUSTIA
                                (E lo soffrite o dei).
 GIULIA
275L'amasti col tuo cor, l'odia col mio.
 ALESSANDRO
 Odiar la sposa? Oddio!
 GIULIA
 Sposa più non la dir: repudi il figlio
 chi è nemica a la madre.
 ALESSANDRO
                                               Ah! se il tuo core
 ebbe per me giammai
280scintilla di pietà, madre ti priego...
 GIULIA
 Poi t'udirò. Risolvi.
 ALESSANDRO
 No, pria m'ascolta.
 GIULIA
                                     Eh scrivi.
 ALESSANDRO
 Io dunque...
 GIULIA
                          Sì, ubbidisci.
 ALESSANDRO
 Dovrò...
 GIULIA
                  Che tardi?
 ALESSANDRO
                                        Ah! madre,
285se tu vedessi il mio dolor.
 GIULIA
                                                 L'apprendo.
 ALESSANDRO
 Scrivo.
 SALUSTIA
                Scuoprirmi è d'uopo.
 ALESSANDRO
 Sa... lustia... più... non sei... (Scrive e poi si ferma)
 GIULIA
                                                     Moglie né Augusta,
 scrivi pur... (Salustia si fa avanti, e prendendo il foglio con impeto dal tavolino)
 SALUSTIA
                         No che Augusto
 dovrà tutto alla madre;
290ma non già la viltà d'essere ingiusto.
 GIULIA
 Qual ardir?...
 SALUSTIA
                            Qual delitto
 mai Salustia commise
 che merti ciò, ch'in questo foglio è scritto?
 GIULIA
 Temeraria!
 SALUSTIA
                        Alessandro,
295perdona i miei trasporti;
 sono innocente, e tu lo sai; non posso
 tolerar che m'opprima una tiranna;
 eccomi, s'io son rea, tu mi condanna.
 GIULIA
 Vedi della superba
300ove giunge l'orgoglio?
 ALESSANDRO
 Egli è giusto però: lacero il foglio. (Alessandro prendendo il foglio di mano a Salustia lo lacera)
 GIULIA
 Il foglio lacerasti;
 ma il ripudio che nieghi,
 vedilo, ad onta tua già lo segnasti.
 ALESSANDRO
305Io? come? o dei!
 SALUSTIA
                                 Già 'l dissi
 ch'era un inganno.
 GIULIA
                                     Tu scrivesti...
 ALESSANDRO
                                                                Io scrissi,
 ma non l'approvo.
 SALUSTIA
                                    Ah cieli!
 GIULIA
 L'approverai quando il Senato e Roma...
 SALUSTIA
 Vedrà Roma e 'l Senato
310la tua frode punita:
 chi tu sei vedrà 'l mondo, ed io chi sono.
 Mi sosterran sul trono
 il dover, la ragione,
 la mia innocenza, i numi,
315che degli oppressi han cura:
 né della mia sciagura
 godran l'inganni tuoi. Così di Roma
 trattano l'eroine? in questa guisa
 s'inganna un figlio? e tu sei madre? e 'l cielo
320può così tolerare un'inumana?
 ed Augusta tu sei? tu sei sovrana?
 Ah! se a me libertà fosse concessa...
 GIULIA
 Olà: Giulia son io, torna in te stessa.
 
    Or che dal regio trono,
325superba, scenderai,
 conoscerai, ch'io sono
 la tua sovrana ancor.
 
    Quando pensavi, ingrata,
 rendermi a te soggetta,
330misera, abbandonata
 pianger dovrai negletta
 l'orgoglio del tuo cor.
 
 SCENA IX
 
 SALUSTIA, ALESSANDRO
 
 SALUSTIA
 Vedi sposo, cor mio, dove mi trasse
 l'altrui superba, inesorabil voglia.
 ALESSANDRO
335Ah perché non m'uccide
 or questa mia sì acerba estrema doglia?
 SALUSTIA
 Piace così al destin, così alla madre.
 Vorrei, che così ancora
 piacesse a te per non lasciarti oh Dio,
340colmo del tuo dolor, colmo del mio.
 ALESSANDRO
 Quando il Senato e Roma
 assentiranno alla materna frode,
 il serto, il regno, il trono
 lascerò in abandono.
 SALUSTIA
345Ah no raffrena o caro
 l'impeto del dolore.
 ALESSANDRO
 Ramingo e solo andrò dove mi tragge
 forza di cruda inevitabil sorte
 ad incontrar senza timor la morte.
 
350   Andrò ramingo e solo
 come per la campagna
 va il misero usignuolo
 privo della compagna
 spiegando il suo dolor.
 
355   Ma pien d'amor, di fede,
 dovunque volga il piede
 ti porterò mia vita
 scolpita in mezzo al cor.
 
 SCENA X
 
 SALUSTIA, indi MARZIANO
 
 SALUSTIA
 Ahi dolce mio conforto
360chi da te mi divide!
 Deh perché non m'uccide oggi il tormento?
 MARZIANO
 Di Giulia il cangiamento
 agita il mio pensier... ma qui Salustia!
 Figlia, qual ti lasciai, qual ti ritrovo!
 SALUSTIA
365Ah genitor. Regina
 mi lasciasti, or mi trovi
 serva della più rea fatal rovina.
 MARZIANO
 Come?
 SALUSTIA
                 Giulia... qui sola
 esser teco vorrei.
 MARZIANO
370Si ritiri ciascun. (Alle guardie)
 SALUSTIA
                                  Siedi.
 MARZIANO
                                                Che avvenne?
 SALUSTIA
 Ah che in ridirlo, in seno
 mi trema il cor. Sediam.
 MARZIANO
                                               Che sarà mai?
 SALUSTIA
 Giulia, Giulia, quel mostro,
 quella furia crudel, resa gelosa
375del mio grado regal, con frode e inganno
 soscriver fece ad Alessandro un foglio
 del mio ingiusto ripudio.
 Che mai farò? Dal trono
 che innocente calcai, qual rea discendo.
380Spogliata a te mi rendo
 del regio serto, e priva
 del caro sposo. Oh Dio.
 Signor deh per pietà tu mi consiglia.
 Pensa che padre sei, ch'io ti son figlia.
 MARZIANO
385Salustia, figlia, ascolta.
 Negli aspri casi e duri
 son gli estremi rimedi i più sicuri.
 SALUSTIA
 E ben...
 MARZIANO
                  Render tu brami
 vana di Giulia l'esecrabil frode?
 SALUSTIA
390Eh se 'l potessi, aspetto
 cangeria la mia sorte.
 MARZIANO
 Brami col tuo consorte
 e vivere, e regnar?
 SALUSTIA
                                     Questi è il mio voto.
 MARZIANO
 Farai per tua salvezza
395quanto io dirò?
 SALUSTIA
                               Il tuo voler m'è legge.
 MARZIANO
 Or se tu 'l vuoi, se 'l brami
 può tutto in un balen cangiare immago.
 Pensar dei, che l'orribile tempesta
 che te percuote o figlia, in duro scoglio
400tragge me ancor, che offeso
 al par di te son io,
 e che maggior del tuo, l'affronto è mio.
 SALUSTIA
 Dunque?
 MARZIANO
                     Quell'alma rea
 vegga l'ultimo dì.
 SALUSTIA
                                   Come?
 MARZIANO
                                                   Dal mondo
405toglier convien chi te spogliar procura
 del talamo e del trono.
 SALUSTIA
 Ah, genitor! della tua voce il suono
 fa tremar la mia fede,
 vacillar la virtude.
 MARZIANO
                                    Allor che offende
410la virtù non s'approva.
 SALUSTIA
 Ma 'l delitto?
 MARZIANO
                           E virtude allor che giova?
 SALUSTIA
 Virtù fiera e crudel, sensi fallaci,
 da cui sedur...
 MARZIANO
                             Salustia!
 Quando il padre favella ascolta, e taci.
 SALUSTIA
415Sì tacerò, ma pria rifletti o padre
 che Giulia...
 MARZIANO
                         È una tiranna.
 SALUSTIA
 È un'empia è ver, ma del mio sposo è madre.
 MARZIANO
 È tua nemica, e la mia gloria oscura.
 SALUSTIA
 Hanno i numi sol cura
420d'opprimere i tiranni, e punir gl'empi.
 MARZIANO
 Eh, che vivono ancora i grandi essempi.
 SALUSTIA
 Lo so. Da Sciti e Traci
 solo si può...
 MARZIANO
                          Salustia!
 Quando il padre favella ascolta, e taci.
 SALUSTIA
425Ubidirò, ma sol...
 MARZIANO
                                   Non più, t'accheta.
 SALUSTIA
 Solo dirò...
 MARZIANO
                       Di nuovo!
 SALUSTIA
 Che 'l dover...
 MARZIANO
                            Non t'ascolto.
 SALUSTIA
 Che i dei...
 MARZIANO
                       Chiudi quel labro,
 e di un padre che parla i sensi adora.
 SALUSTIA
430Ma è dovere, che 'l padre
 quando parla la figlia ascolti ancora.
 MARZIANO
 È dover, che la figlia
 quando un padre consiglia ascolti, e taccia.
 SALUSTIA
 No, quando un padre un'empietà consiglia.
 MARZIANO
435Olà! (S’alza)
 SALUSTIA
             Signor, permetti
 che risponda una volta anche la figlia.
 MARZIANO
 Parla, che dir mi vuoi? (Siede di nuovo)
 SALUSTIA
 Dirò, che non son questi
 sensi, che da tiranno;
440mi tolga Giulia il trono,
 la corona, lo sposo;
 stimolo più geloso
 è la mia gloria in me. Ho in petto un core
 che i tradimenti aborre; e se mai fia
445che un sol delitto, un tradimento solo
 mi dia lo sposo, e mi conservi il soglio,
 sposo non curo più, trono non voglio.
 MARZIANO
 Rimarrà dunque invendicato il torto
 che a me si fa? Tu vile il soffri? Ah pria
450morte si elegga.
 SALUSTIA
                                E come?
 MARZIANO
                                                  In questo punto
 io di mia man della crudel tiranna
 vo' trafiggere il seno.
 SALUSTIA
                                         Ah padre...
 MARZIANO
                                                                Lasciami.
 SALUSTIA
 Che tenti.
 MARZIANO
                      Colla mia e colla sua morte
 oggi riporti al soglio.
 SALUSTIA
455Pensa...
 MARZIANO
                  Di già pensai.
 SALUSTIA
 Che io sono...
 MARZIANO
                            Un'empia figlia!
 SALUSTIA
 Che 'l tuo furore...
 MARZIANO
                                    È giusto.
 SALUSTIA
 Ch'io rimarrò...
 MARZIANO
                                Del tuo destino in preda.
 SALUSTIA
 Senti...
 MARZIANO
                 Più non t'ascolto.
 SALUSTIA
460E risolvi morir?
 MARZIANO
                                Son già perduto.
 SALUSTIA
 Fermati per pietade.
 MARZIANO
                                         Ho risoluto.
 
    Per trucidar la perfida
 che oscura i giorni miei,
 perdasi pur la vita...
465Ma che? Tu sei smarrita!
 Tu impallidisci in volto?
 Vanne, più non t'ascolto,
 più figlia mia non sei,
 non son tuo genitor.
 
470   Vedrai di me lo scempio:
 ma di mia morte acerba,
 ne piangerà superba
 il barbaro tuo cor.
 
 SCENA XI
 
 SALUSTIA sola
 
 SALUSTIA
 Perché tanto furore, eterni numi!
475Perché tant'ira in me? Perdo lo sposo;
 d'una fiera tiranna
 provo l'ingiusto sdegno;
 del genitor sdegnato
 miro il furor, che porta
480nel sen di Giulia il ferro.
 Ovunque io giro il guardo
 veggio il mio mal, veggio le mie rovine.
 Già mi svelgon dal crine
 il diadema real, e di più ancora
485mi si toglie il consorte;
 oh padre, oh sposo; oh ingiusta Giulia; oh morte!
 
    Sento un acerbo duolo
 che il viver mio recide:
 ah! dove mai si vide,
490donna real più barbara!
 figlia di me più misera!
 più fiero genitor!
 
    Morte potrebbe solo
 dar fine a' mali miei:
495e pur la morte, o dei!
 si niega al mio dolor.
 
 Fine dell’atto primo